Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande! Omelia della III domenica di Quaresima
Miei cari,
questa domenica celebro per tutti voi secondo le vostre intenzioni alle ore 9,00 e non alle 11,15, contrariamente a quanto vi avevo scritto, per lasciare che tutti possano seguire alle 11 la messa del nostro vescovo.
Mi rivolgo perciò a voi tutti con l’omelia preparata che non ho pronunciato, me che vi invio online, perché vi serva per la vostra meditazione domenicale. Questa volta è un po’ più lunga di quelle che vi invio quotidianamente, ma oggi è domenica e certo c’è un tempo più disteso da dedicare al Signore.
La Parola di Dio di oggi è questa:
Esodo17,3-7; Salmo 94; Romani 5,1-2.5-8; Giovanni 4,5-42:
Questa invece la mia omelia:
I.
«Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. […]. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4,23-24).
Del lungo vangelo di oggi, quello della Samaritana, sottolineo solo questo versetto, mostrando il vero “luogo” in cui noi, discepoli di Gesù, dobbiamo rifugiarci per giungere al porto sicuro della nostra salvezza, rispetto a due altri spazi, in cui molti cristiani cercano conforto, senza trovarlo.
II.
Il primo “territorio” è quello della paura. In esso vi dominano forze troppo grandi, che non si possono controllare. Tutto diventa una minaccia: le notizie, il futuro, gli altri, la storia personale… In questo luogo della paura si è come di fronte ad uno tsunami, che si abbatte sulle nostre povere anime con una potenza e con una violenza, che nessuno riesce a trattenere e fermare …
Coloro che vivono perennemente in questo luogo cercano velocemente rifugio altrove, ma, invece, del conforto vi trovano altrettanta instabilità.
Questa seconda “terra” infida ha molti nomi: illusioni, isolamento, egocentrismo, aggressività… Ciascuno ne immagini le conseguenze, perché l’elemento che hanno in comune tutte queste cose è che il rimedio è sempre peggiore del male, che, spesso e forse inevitabilmente, degenera nel peccato, in quell’atteggiamento del fai-da-te, che esclude dal nostro orizzonte Dio, che al contrario, come dice il salmo di oggi, è «la roccia della nostra salvezza». (Sal 94,1).
III.
C’è, invece, un “porto” sicuro a cui giungere e in cui dimorare. Lo indica chiaramente il versetto del vangelo che ho scelto di commentare: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre» (Gv 4,23).
La donna in questione non è solo la samaritana, a cui Gesù si rivolge, ma rappresenta anche la Chiesa, tutti noi.
Ora, questa donna era un’adultera: «Hai detto bene – le dichiara Gesù – “Io non ho marito”. Infatti, hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Anche noi, che siamo la Chiesa, vivendo nella paura e cercando rifugio nelle illusioni, nell’isolamento, nell’egocentrismo, nell’aggressività, degeneriamo nel peccato e adulteriamo l’alleanza con Dio.
Il luogo sicuro è, invece, Gesù, il crocifisso-risorto: «Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano».
Occorrono due azioni interiori da compiere per «adorare il Padre in spirito e verità».
La prima. Riconoscere in Gesù Cristo il Crocifisso. Egli, assumendo la nostra umanità ferita dal peccato, ha espugnato per sempre con la sua morte in croce i luoghi della paura e dell’inganno del Maligno: «Infatti – come ci ricorda san Paolo oggi – quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi» (Rm 5,6).
Ma questo primo riconoscimento non basta. Occorre compiere un secondo passaggio. È necessario confessare in quel Crocifisso, il Risorto. Dichiarandolo tale, i discepoli hanno in Lui un fondamento profondo, perché, mediante la vita sacramentale, vivono la vita di Dio, rivelatosi misericordia infinita. Chi rimane nel Crocifisso-Risorto, rimane in Dio e niente lo potrà più privare della vita.
IV.
Concludo: «Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
Quali azioni pratiche compiere per adorarlo in spirito e verità?
Primo. Insieme, anzitutto, poiché non ci si salva da soli, conformarsi alla vita del Crocifisso-Risorto. Ciascuno individui dove la sua esistenza non è abitata dal Crocifisso-Risorto e la apra coraggiosamente alla grazia di Dio.
Secondo. Insieme cogliere, in ogni situazione della vita – come in questo forzata quarantena/quaresima – l’occasione per produrre i buoni frutti che rendono abitabile il mondo. Ciascuno scelga alcune occasioni fondamentali da compiere nella propria famiglia.
Terzo. Insieme comprendere così la vita come una vocazione alla sequela e, in ogni cosa, lasciarsi ispirare, condurre e consolare dal Signore, respingendo così i luoghi della paura e quelli degli pseudo rifugi! Ciascuno indaghi dove la paura e gli pseudo rifugi la fanno da padroni e ne esca fuori velocemente!
Quarto, ma non ultimo, insieme costruire con la stessa carità/amore di Dio quella fraternità universale non conosce più confini. Le mura del proprio “io” e quelle domestiche si aprano e non siano più delle barriere che chiudono.
In estrema sintesi, riducendo il tutto in uno slogan, vi direi, con l’immortale Manzoni: Dio «non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande» (A. Manzoni, I Promessi Sposi, cap. VIII, Addio, Monti)
Questo Vi auguro di cuore!
Buona Domenica!
Vostro padre Marco
Novara, 15 marzo 2020,
Domenica della Samaritana