«Nessun castigo. Dio cura la vita». Le parole del nostro Vescovo sul quotidiano Avvenire
A colloquio con il vescovo teologo Brambilla: la Pasqua non è un “lieto fine”. Viviamola nella pura gratuità «No alla superficialità di chi esce di casa senza ragione o fa discorsi astratti sul diritto di andare in chiesa».
Definisce la pandemia una «crisi drammatica, forse la più grave dopo il secondo conflitto mondiale». Accusa «gli sciacalli» che la leggono come un «castigo di Dio». Invita a fare di questo tempo di “deserto” fra le mura domestiche l’occasione per passare dall’«homo faber», ossia schiavo del fare, all’«homo religiosus» che sa riscoprire la dimensione spirituale. Denuncia «la superficialità di alcuni che uscivano sconsideratamente di casa senza necessità o che facevano discorsi astratti sul diritto di andare a pregare in chiesa, magari non andandoci di solito». E parla di una Quaresima 2020 che «ci ricorderemo» non solo perché «la data è facile da memorizzare» ma perché va considerata «come la più autentica della nostra vita». Il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, non ha certo “tagliato” la sua agenda per l’emergenza coronavirus. Ogni sera il vice-presidente della Cei per l’Italia settentrionale ha proposto una video-meditazione via web e social. Sabato scorso ha guidato la veglia online dei giovani. Continua la lettura dell’intervista di Giacomo Gambassi sul quotidiano Avvenire dell’8 aprile intervista vescovo avvenire 8 aprile