Ricerca, Sacrificio e Gioia. Omelia per la 17ma domenica del tempo ordinario
Miei cari,
tre sono le parole con le quali possiamo riassumere il senso e il significato del percorso che abbiamo compiuto insieme in queste ultime domeniche: Ricerca, Sacrificio, Gioia.
Queste tre parole riassumono le tre parabole con cui termina il capitolo tredicesimo del vangelo secondo Matteo, che abbiamo proclamato di domenica in domenica. Esse ne segnano la conclusione e aprono una prospettiva ricca di speranza e di eternità. Le prime due parole – Ricerca e Sacrificio – riassumono le prime due parabole, cioè la scoperta di un tesoro nascosto e la ricerca della perla preziosa. La terza parola, la Gioia, è non solo il risultato positivo delle prime due narrazioni ma svela anche il significato del terzo racconto, quello della reta colma di pesci, che dà la visione d’insieme di quanto ogni cristiano ha operato nella sua vita.
Ricerca e Sacrificio.
Dunque, ricerca e sacrificio sono gli elementi connotativi delle prime due parabole.
Nel primo caso si tratta di un contadino che casualmente si imbatte in un tesoro nascosto nel campo dove sta lavorando. Non essendo il campo di sua proprietà deve acquistarlo se vuole entrare in possesso del tesoro. Decide, quindi, di mettere a rischio tutti i suoi averi per non perdere l’occasione unica ed eccezionale della sua vita.
Nel secondo caso troviamo, invece, un mercante di perle preziose. Costui, da esperto conoscitore, ha individuato una perla di grande valore. Anche lui decide di puntare tutto su quella perla, al punto da vendere tutte le altre per riscattare quell’unica, che gli consente di essere il premio di una ricerca durata tanto tempo e la conclusione degna della sua attività.
Evidentemente, queste similitudini mettono in luce due caratteristiche riguardanti il possesso del Regno di Dio. Primo, la ricerca, che occupa l’intera esistenza del cristiano; secondo, il sacrificio costante, a cui ogni credente sottopone il suo cuore con l’aiuto del Maestro Interiore, lo Spirito Santo, per saper discerne ciò che è verità dalla menzogna, ciò che è bontà dalla malvagità, ciò che è splendore dalla opacità. Ma pure risulta evidente lo sforzo quotidiano compiuto da ciascuno di noi per non cedere al fascino di ciò che è solo apparentemente vero, da ciò che è apparentemente buono, da ciò che è apparentemente lusinghiero. Infatti, ciò che circonda è spesso affascinante e a portata di mano, ma non sempre ha in sé la capacità di durare nel tempo e al di là del tempo. Basta un nulla “per mandare tutto a monte”.
Non serve che esemplifichi con la Pandemia che stiamo vivendo: è sotto gli occhi di tutti da un lato l’ostinazione a rimuovere gli eventi, diventati quasi lontanissimi nel nostro pensiero, per cui ci si ributta a capofitto nell’effimero; dall’altro, la frustrazione degli uomini e donne di buona volontà che vedono in tutto ciò che sta capitando non solo la non determinazione a migliorare, ma anche la fatica di proporre buoni esempi di vita evangelica, nuova e ricreata da una conversione degli atteggiamenti di fondo. Cosicché, in questa ricerca appassionante del Regno di Dio, spesso, ci si scontra da una parte con miraggi illusori ed effimeri che fanno capolino nella nostra vita, dall’altro ci si imbatte con la libertà di ciascuno che, come dicevamo nelle scorse domeniche, viene messa alla prova e, altrettanto sovente, cede e soccombe, non durando alla prova della fedeltà.
Occorre, perciò, tanta pazienza e tanta perseveranza per non lasciarci sfuggire la Gioia, quella del Signore, il Crocifisso-Risorto.
Gioia
Se è vero che il Regno di Dio è offerto a tutti, poiché esso è, innanzitutto un dono e un regalo, poi, una grazia, infine una gioia … questo Regno che è già operante in questo tempo non è messo a disposizione su un piatto d’argento.
Esso richiede un dinamismo interiore: si tratta di cercare continuamente, di camminare senza interrompersi, di darsi da fare senza sosta. Perciò, l’atteggiamento della ricerca è la condizione essenziale per trovare. Insomma, bisogna che il cuore bruci dal desiderio di raggiungere il bene prezioso, il Regno di Dio che si fa presente nella persona di Gesù. È Lui alla fine il tesoro nascosto o la perla di grande valore, che dà la vera gioia. Il Crocifisso-Risorto è la scoperta fondamentale, che può dare una svolta decisiva alla nostra vita, riempiendola di significato e gioia. Provare per credere! Infatti, di fronte alla scoperta inaspettata, tanto il contadino quanto il mercante si rendono conto di avere davanti l’occasione unica della vita da non lasciare sfuggire. Pertanto, entrambi sacrificano quanto hanno già e vendono tutto quello che possiedono. La valutazione del valore inestimabile del tesoro, porta a una decisione, che implica non solo sacrificio ma anche distacchi e rinunce.
Quando il tesoro e la perla sono stati scoperti, quando cioè abbiamo trovato il Signore, occorre non lasciare sterile questa scoperta, ma sacrificare ad essa ogni altra cosa. Non si tratta di disprezzare il resto, ma di subordinarlo a Gesù, ponendo Lui al primo posto. La grazia è sempre al primo posto. Non vale l’adagio popolare “quando si ha la salute si ha tutto”: la pandemia ha dimostrato in questa era tecnico-scientifica che non è così. Quando si è in Grazia di Dio si ha tutto! E il resto diventa relativo! Il discepolo di Cristo non è uno che si è privato di qualcosa di essenziale; è uno che ha trovato molto di più: ha trovato la gioia piena che solo il Signore può donare. È la gioia evangelica dei malati guariti; dei peccatori perdonati; del ladrone a cui si apre la porta del paradiso.
La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. È la rete colma di pesci, che pescati dal mare – il male (lo abbiamo detto più volte, questo significa l’acqua), ottengono la salvezza. Infatti, coloro che sono presi dalla rete, che è la grazia di Dio mediante i sacramenti; coloro che si lasciano salvare da Lui sono effettivamente liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. Chi oserebbe desiderare qualcosa di meglio?
Concludo.
Oggi siamo esortati non solo a contemplare la gioia del contadino e del mercante delle parabole, ma a renderla effettiva nella nostra vita quotidiana. L’ “oggi” è il tempo opportuno della salvezza: il giorno di ieri è già passato e il domani non è assolutamente in nostro possesso. È la gioia di quanto dice Gesù a Zaccheo, il pubblicano convertito: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». (Lc 19,9-10); è quel cuore ciascuno, quando scopriamo la vicinanza e la presenza consolante di Gesù nella nostra vita. Cadiamo volentieri nella sua rete, lasciamoci pescare per essere salvati. Mai Grazia è stata-è-sarà più grande di questa! Gesù, il Crocifisso-Risorto è la presenza sicura, perché quella rete non si è mai rotta-non si rompe-non si romperà mai, ma trasformerà il cuore e ci aprirà nuovi orizzonti e paesaggi inauditi alle necessità e all’accoglienza dei fratelli, specialmente quelli più deboli, dalla cui semplicità, saremo aiutati a scegliere l’essenziale e non il superfluo, il reale e non l’apparente, il fondamentale e non l’accessorio.
Poiché se non lo avessimo compreso, alla fine, quando questo tempo cesserà di esistere, i pesci non buoni saranno eliminati: ad essere trattenuti saranno solo coloro che avranno offerto una qualità e non una quantità di vita, che per effetto della grazia di Dio, si trasformerà in pienezza ed eternità.
Buona domenica e buona settimana!
Padre Marco