Il dono del Battesimo. Omelia per la festa del Battesimo di Gesù
Miei cari,
più che commentarvi l’evangelo di questa solennità, che chiude il ciclo delle feste di Natale e ripropone, seppur con sfumature differenti, il mistero celebrato nell’Epifania, vorrei soffermi sul significato del nostro Battesimo, a partire da due dialoghi previsti nel Rito, con il quale viene amministrato e sugli impegni che ne derivano per chi lo chiede (i genitori) e per chi lo riceve (il battezato).
Il primo dialogo: entrare nella Chiesa, ricevendo la Vita eterna
Il primo dialogo è in apertura del Rito e ruota attorno ad una domanda nella quale si esprimono le aspettative dei genitori nei confronti della vita dei loro figli, che presentano alla Chiesa per ricevere il Battesimo.
Se lo scopo del Battesimo è dare la Vita Eterna, mediante il dono dello Spirito Santo, in questa Vita Eterna i genitori esprimono anche l’attesa della vera felicità, in un futuro che, ancora sconosciuto, non potrà dipendere dalle sole possibilità umane, ma solo dal Signore. In questa prospettiva è implicito un altro interrogativo, che domanda come questo si realizzerà concretamente nella vita dei loro figli. La Chiesa risponde rassicurando i genitori che nel Battesimo ciascun bambino viene inserito in una famiglia di amici, la Chiesa, che non lo abbandonerà mai nella vita e nella morte, perché questa famiglia è “di” Dio e, dunque, porta in sé la promessa dell’eternità. Questa famiglia è comunione con Cristo Risorto, Colui che ha vinto la morte e che ha in mano le chiavi della vita, perché è in se stesso amore eterno. Questa famiglia accompagnerà sempre la persona battezzata nei giorni della gioia e in quelli della sofferenza, nei giorni luminosi e nelle notti oscure della vita; gli darà felicità e consolazione, incoraggiamento e conforto. Questa compagnia darà parole di vita eterna, che non solo rispondono alle grandi sfide dell’esistenza umana, ma danno anche l’indicazione circa la strada da prendere: rispondono, infatti, alle aspettative più profonde che abitano il cuore di ogni uomo e di ogni donna, che sono il volto concreto della speranza che arde nell’intimo di ogni persona.
Il secondo dialogo: i tre “no” all’anti-cultura della morte e i tre “si” alla cultura della Vita
A questo primo dialogo ne segue un altro. Il contenuto è così riassumibile: poiché il Battesimo è un dono che offre la vita eterna, questo va accolto e vissuto. Infatti, questo dono implica un “sì” totale a Cristo, e implica un “no” assoluto a quanto è incompatibile con la vita vera in Cristo. In questo secondo dialogo vengono così pronunciati tre “no” e tre “sì”.
Si dice “no”, rinunciando al diavolo, alle sue tentazioni, al peccato. Si dice “no” in sostanza a colui che è artefice di un’anti-cultura che si manifesta, per esempio, nella fuga dal reale verso l’illusorio; o nella ricerca di una felicità effimera, che si esprime nella menzogna, nella truffa, nell’ingiustizia, nel disprezzo dell’altro, nella mancanza di solidarietà, nell’indifferenza della responsabilità nei confronti dei poveri e dei sofferenti; o che si esprime in una sessualità, che diventa puro divertimento, senza responsabilità alcuna, che diventa reifica l’uomo e la donna, riducendoli a merce e oggetto di divertimento. A questa promessa di apparente felicità, a questa vita apparente, che in realtà è solo strumento di morte, a questa anti-cultura, diciamo “no”, per coltivare la cultura della vita.
Per questo il “sì” cristiano, dai tempi antichi fino ad oggi, è un grande “sì” alla Vita Vera; è il “sì” a Cristo; è il “sì” al vincitore della morte; è il “sì” alla Vera Vita nel tempo e nell’eternità. Così come il dialogo battesimale del “no” è articolato in tre rinunce, anche il “sì” è articolato in tre adesioni: è il “sì” al Dio vivente, cioè a un Dio creatore, ad una ragione creatrice che dà senso al cosmo e alla nostra vita; è il “sì” a Cristo, cioè a un Dio che non è rimasto nascosto ma che ha un nome, che si è fatto uomo, che ha corpo e sangue; è il “si” allo Spirito vivificante, che dà la vita e mostra la strada della vita; è il “sì” alla comunione della Chiesa, nella quale Cristo è vivente, entra nel nostro tempo, entra nella vita di ogni giorno.
Gli impegni del Battesimo: le Dieci Parole che conducono alla vera vita
Potremmo anche dire il contenuto del nostro grande “sì” si esprime nei dieci Comandamenti, che non sono proibizioni, ma presentano una grande visione di vita. Letteralmente sono le “dieci parole di Vita”. Sono un “sì” a un Dio che dà senso al vivere (i tre primi comandamenti); un “sì” alla famiglia (quarto comandamento); un “sì” alla vita (quinto comandamento); un “sì” all’amore responsabile (sesto comandamento); un “sì” alla solidarietà, alla responsabilità sociale, alla giustizia (settimo comandamento); un “sì” alla verità (ottavo comandamento); un “sì” al rispetto dell’altro e di ciò che gli è proprio (nono e decimo comandamento).
Questa è la cultura della vita, che diviene concreta e praticabile nella comunione con Cristo, l’Emmanuele, il Dio-con-noi, che cammina nella compagnia dei suoi amici nella grande famiglia della Chiesa.
Il Battesimo è per questo un dono di vita. È un “sì” alla sfida di vivere veramente la vita, dicendo “no” all’attacco della morte che si presenta con la maschera della vita.
Ma è un “sì” al grande dono della vera vita, che si è fatta presente nell’Eucaristia, il vertice della vita cristiana, che ha nella Messa della Domenica, il suo momento privilegiato per dare il via alla settimana.
All’inizio di questo nuovo anno rinnoviamo gli impegni del nostro battesimo per essere responsabili di fronte a noi stessi, agli altri, a Dio di questo tesoro, affidatoci dai nostri cari perché porti frutto in abbondanza.
Buona domenica
Padre Marco