Liberaci dal male! Omelia per la quarta domenica ordinaria

Miei cari,
non è una semplice storia di liberazione quella che il Vangelo di questa domenica ci narra (Mc 1,21-28). Essa potrebbe costituire il prototipo o, meglio, l’esempio di come Gesù, il Cristo di Dio, ci libera dal Male e da Colui che ne è l’artefice, il Diavolo.
Colgo solamente tre elementi dai versetti che scelgo di commentarvi dal Vangelo di odierno: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio! E Gesù gli ordinò severamente: Taci! Esci da lui!» (Mc 1,24-25).

Un insegnamento nuovo, dato con autorità
Il primo elemento è costituito dalla “potenza della Parola” con la quale Cristo impone allo spirito malvagio di lasciare il malcapitato: «Gli ordinò severamente: Taci! Esci da lui!» (Mc 1,25). L’evangelista Marco aveva sottolineata la forza che promanava da Gesù nei versetti precedenti e seguenti con queste parole: «Egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi» (Mt 1,22) e «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». (Mt 1,27). La parola che Marco usa e che ha più rilievo è autorità, che non corrisponde propriamente al significato italiano che diamo a questo termine. In greco è exousia, che corrisponde a ciò che “proviene dall’essere” che si è: dunque, non qualcosa di esteriore o di forzato, ma qualcosa che si emana dal dentro e che si impone da sé. È, dunque, questa la forza di Dio! È la potenza della sua Parola, fattasi carne e che noi ascoltiamo durante la messa. È Gesù stesso che per sua virtù, in quanto Figlio di Dio, può operare efficacemente nelle persone che lo accolgono e sono disposte a lasciarsi trasformare. Cosicché il Male e coloro che ne sono vittime o prigionieri non hanno alcuna forza capace di resistere a Dio. La storia dell’uomo, sebbene sia un dramma nel quale bene e male confliggono, ha come esito finale non la vittoria del male ma solo l’affermazione di Dio.

Taci! Esci da lui!
Il secondo elemento è costituito dalle parole di chi è posseduto dal Menzognero per eccellenza, il Diavolo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?» (Mt 1,24). Sì, Gesù il Cristo di Dio è venuto nel mondo per distruggere il male. Notiamo. Alla domanda del malcapitato posseduto Gesù non risponde ma agisce sul male senza alcun ragionamento o discorso. Questa è la sua autorità: non scendere ad alcun compromesso col male e con le sue pretese. Il fascino suadente con cui il male si insinua nei ragionamenti umani e che spira con le sue illusioni oscurando il cuore degli uomini non deve mai aver parte alcuna con l’umanità. Il Diavolo è un incantatore che strega con le sue illusioni; è un prestigiatore che opera con la sua magia; è un illusionista che fa vedere ciò che non c’è. Dio al contrario è Parola che porta all’esistenza il creato; Dio è Bene che effonde la sua bontà; Dio è Luce che splende nelle tenebre. Al male, dunque, Cristo non risponde ma, sordo alle sue attrattive devianti, opera efficacemente per la liberazione dalle schiavitù delle illusioni malefiche che dal Male promanano. L’unica parola di fronte alle tentazioni del pervertitore è solamente un «Taci! Esci da lui!». Un ordine, dunque, che si traduce in un’azione benefica.

Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia
Infine, per tutti noi e per ciascuno, il terzo elemento. Quando ascoltiamo la Parola di Dio ed essa svela ciò che di male c’è in noi, non abbiamo che una sola cosa da fare: non compiere nessuna accondiscendenza con ciò che c’è di deviato nel nostro cuore; non avere nessuna illusione con ciò che oscura la nostra vita. Occorre che noi si faccia chiarezza su ciò che è opaco e opprimente nella nostra vita sia esso un piccolo peccato sia esso un grande male. Nessun compromesso col male. Nessun discorso con Colui che ci porta su vie empie. Nessun ragionamento con Chi è maestro menzogna. Nessun patto con Colui che è l’ingannatore per eccellenza. La nostra sola reazione deve essere, oggi e sempre, pronta, sicura, tenace. Con la nostra buona volontà e con la grazia di Dio, che abbiamo dal Battesimo e dalla vita sacramentale, avanziamo tra le asperità che la vita quotidiana ci presenta. Se cadiamo, prontamente rialziamoci tendendo le mani a Colui che la protende senza giudizio, ma le porge con risolutezza per risollevarci. Certamente può far male e può far soffrire abbandonare abitudini sbagliate e peccaminose. Ma valga l’esempio del chirurgo che incide il tumore: taglia per sanare e restituire la vita. Abbiamo un medico, il Signore, che cura e che offre la medicina sicura: la sua Parola e i suoi Sacramenti. Come scrive l’autore della lettera agli Ebrei «la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). E prosegue ancora affermando: «non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato» (Eb 4,15). E conclude: «Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno» (Eb 4,16).
Buona domenica!
Padre Marco