Intelligenza artificiale e dimensione umana: una sfida comunitaria e partecipativa
Secondo Sundar Puchai, CEO di Google, l’Intelligenza Artificiale trasformerà la nostra società in maniera più profonda di quanto avvenuto con la scoperta del fuoco e dell’energia elettrica. Lo scorso 30 Novembre, DeepMind, una startup da poco acquisita da Google, è riuscita a sviluppare un metodo veloce per prevedere il ripiegamento proteico (cosiddetto protein folding) e accelerare così la ricerca medico-biologica. Ma l’intelligenza artificiale, grazie alla sua capacità “sovrumana” di individuare pattern, non sta contribuendo positivamente solo in questo campo. I tecno-ottimisti, per esempio, credono che un futuro utopico, dove l’intelligenza artificiale risolverà tutti i nostri problemi, sia sempre più vicino.
Però, ci sono stati anche alcuni casi di usi impropri nei quali il rispetto della dignità, del valore e della libertà della persona è venuto a mancare. Da un internet nato per abbattere le barriere dell’informazione si può generare infatti disinformazione, fake news, e da social media nati per connetterci, si crea divisione. Lo dimostra anche l’uso dell’intelligenza artificiale nella sorveglianza di minoranze etniche (e non solo) in Cina. Molti tecno-scettici temono un futuro distopico, generato da un uso improprio dell’intelligenza artificiale che, invece di aiutare, manipola. Non a caso, sono già emerse numerose problematiche legislative ma soprattutto etiche. L’urgenza di una risposta europea è stata già ribadita da questa testata.
Nei prossimi mesi la trasformazione digitale aiuterà il Paese a costruire un’ecologia integrale. Il rischio di una trasformazione digitale divisiva, che frammenti e leda alla persona, è però presente. Per questo è necessario discernere tra una trasformazione digitale distopica e una che sia capace di essere come lievito, che ci possa aiutare a camminare come comunità verso un futuro sostenibile, vincendo insieme le sfide del post-pandemia. La possibilità di successo dell’intelligenza artificiale si gioca nella sua capacità di comprendere e salvaguardare la dimensione umana nella sua molteplicità e unicità. Queste due dimensioni, infatti, permetterebbero all’IA di superare la attuali barriere tecnologiche ed è proprio a partire da queste che a noi spetta il compito di comprendere il campo etico della sua azione. Leggi l’articolo di Alessandra Luna Navarro sul sito di Comunità di Connessioni