La Settimana Santa: significato e teologia delle celebrazioni
Il Mistero Pasquale si attua nel tempo
Noi sappiamo dalla Rivelazione che Dio per incontrarsi con noi e per salvarci ha agito nel tempo e attraverso il tempo. Da questa azione divina, il tempo stesso viene santificato e diventa esso stesso il mezzo del progressivo cammino verso l’unione intima con Dio.
La vita dell’uomo in ogni sua parte è una tappa di questo cammino e questo si verifica anche per la vita nuova, ricevuta da Dio in Cristo. L’inizio di questa vita nuova e il suo progressivo sviluppo fino alla pienezza definitiva vengono designati con il nome di “mistero pasquale”, che consiste nel passaggio da questo mondo, attraverso una comunione di morte nell’obbedienza del Figlio, verso un mondo nuovo, dominato dallo Spirito, nella gloria della risurrezione presso il Padre (cfr. Gv 13,1; Fil 2,6-11). Esso sarà completo al termine della storia, quando il Cristo ritornerà nella gloria “per giudicare i vivi e i morti”.
Attualizzazione del mistero pasquale nella celebrazione liturgica
Quando dunque noi celebriamo la Pasqua, (in particolare nei tre giorni del triduo santo e nell’intero ciclo pasquale, come pure ogni domenica e in ogni sacramento), non celebriamo un avvenimento passato, ma un fatto presente, sempre attuale. Non è tuttavia l’atto storico del passaggio di Cristo che diventa presente, atto che è stato compiuto una volta per sempre; ciò che è attuale e avviene ora, è il nostro passaggio, che si compie ora sotto l’influsso e l’azione attuale di Gesù che è passato una volta per sempre “da questo mondo al Padre” (Gv 13,1). Ecco perché ciò che noi cristiani celebriamo nella liturgia non è un semplice ricordo di un avvenimento del passato, ma è la attualizzazione di un atto di salvezza che continua a influire anche ora su di noi. La nostra adesione interiore a questo “passaggio” del Signore, non è semplice un atto individuale, ma è un fatto universale ed ecclesiale, causato da Cristo che agisce ora, per mezzo dei gesti sacramentali della sua Chiesa, per la trasformazione e la risurrezione del mondo.
Al centro di tutto, la Veglia pasquale
Al centro del Mistero Pasquale sta la veglia nella notte santa, che celebra l’intera storia della salvezza culminante nella morte e risurrezione di Gesù. Essa si presenta come la più intensa celebrazione del mistero pasquale nella sua totalità. Il fatto di vegliare di notte significa che nella notte di questa vita noi aspettiamo l’alba della risurrezione e il ritorno di Cristo, che già ci illumina nella fede con la celebrazione della luce. La proclamazione estesa della Parola richiama, attraverso le varie letture, tutta la storia della salvezza. Con la celebrazione battesimale noi riviviamo la partecipazione al mistero di morte e risurrezione del Signore. Il tutto culmina, infine, nella Eucarestia, sacramento per eccellenza della Pasqua, che acquista in questa notte una significatività e una intensità maggiori.
Il triduo pasquale: i giorni del giovedì, del venerdì e del sabato
I tre giorni che vanno dalla sera del giovedì santo alla sera della domenica di Pasqua costituiscono il triduo “della morte sepoltura e risurrezione” del Signore. Essi sono un’unica celebrazione, che si sviluppa in tre giorni distinti, iniziando il giovedì e terminando con la veglia del sabato. In questo senso non si può dire che il triduo pasquale sia una estensione della veglia pasquale. Esso costituisce piuttosto il presupposto affinché la Veglia possa assumere tutta la pienezza del suo significato. La notte pasquale è, infatti, il passaggio dal digiuno alla gioia, come è stata il passaggio, per Cristo, dalla morte alla vita.
La celebrazione vespertina del Giovedì santo, che ha come tema centrale l’istituzione del mistero eucaristico stesso e il gesto di Gesù che lava i piedi dei suoi discepoli, visti sullo sfondo del tradimento e della agonia, è una liturgia di per se stessa orientata alla consumazione del mistero pasquale ed atta ad introdurre i fedeli alla sua celebrazione; segue, al termine, l’adorazione del Santissimo Sacramento, dove deve essere favorita la meditazione silenziosa.
La celebrazione del venerdì, scandita in tre momenti – liturgia della Parola, venerazione della croce e comunione – ha come scopo di far penetrare più profondamente nella meditazione e nella partecipazione del mistero pasquale e di preparare alla veglia.
Il sabato è l’unico giorno che non ha liturgia. O meglio: la sua liturgia è il grande silenzio dell’universo di fronte all’immolazione del Figlio di Dio.