Quel vaso d’aceto. Omelia del nostro Vescovo nel Venerdì Santo
«Sitio». «Ho sete». La penultima parola di Gesù prima di spirare secondo l’evangelista Giovanni, così semplice e nella quale pure riecheggia un’umanità così profonda da essere struggente nel permetterci di specchiarci in essa. E’ su questo passaggio che il vescovo Franco Giulio punta l’attenzione nella sua omelia nel Venerdì Santo, celebrato il 2 aprile in Cattadrale. «Sì, Signore, con te e come te, ho sete, abbiamo sete di vita! La tua sete è il compimento di tutto il nostro desiderio dell’acqua viva e della fonte zampillante, mentre in questi ultimi anni ci siamo abbeverati alle cisterne screpolate del possesso e del consumo, ci siamo ubriacati delle nostre conquiste e dei nostri traguardi, ci siamo inebriati con il “tutto è connesso” dei nostri nuovi mezzi di comunicazione». Con lo sguardo che si abbassa poi sino ai piedi della croce, a scorgere quel vaso colmo di aceto, per placare la sete e la febbre. «Siamo ricorsi al mezzo che anestetizza il dolore, ma che non riscalda il cuore. È più facile ricorrere a ciò che è sottomano, è meno impegnativo. Tanto è pieno, si può usarne in abbondanza. È più facile curare che aver cura. E ci siamo divisi tra coloro che per curare, secondo la scienza che sola ci può salvare, si sono messi in quarantena con la parola, la consolazione, la prossimità». Continua la lettura dell’omelia sul sito diocesano