Uno squarcio di luce nel dibattito sulla giustizia. La giustizia nella Bibbia e la riparazione
Nel tempo dell’eclissi della giustizia varrebbe la pena rileggere l’opera del gesuita E. Wiesnet «Pena e retribuzione: la riconciliazione tradita. Sul rapporto fra cristianesimo e pena». Il volume è dedicato ad Hans, un ragazzo di 19 anni a cui, dopo tre anni di detenzione, viene negata ogni riconciliazione dagli abitanti del suo villaggio. Hans si impiccherà per disperazione dopo sei settimane, lasciando scritto nella sua lettera di addio: «Perché gli uomini non perdonano mai!». L’opera, che spiega come la Bibbia nutra il significato antropologico e morale di giustizia, può aiutare gli attori della giustizia a volare alto intorno ai contenuti della riforma Cartabia e a superare i troppi interessi di parte che soffocano il significato di giustizia nella nostra civiltà giuridica. Per la Bibbia la giustizia penale cura le relazioni ferite e il suo significato a livello giuridico rimanda ad una doverosità verso gli altri e ad un’esigibilità verso sé stessi. Il suo significato è continuamente provocato da una domanda morale: «Chi è l’altro per me?» e dal senso ebraico di sedaqah, ovvero della giustizia intesa come solidarietà alla comunità di appartenenza che porta a dire “Per quanto sia difficile, io sono sempre responsabile dell’altro”. Continua la lettura dell’editoriale di Francesco Occhetta sj sul sito Comunità di Connessioni