Il tempo della formazione

La sapienza contadina insegna che i tempi della natura non sono quelli a cui siamo abituati dalla Rete, prima di vedere i frutti occorre arare, seminare, irrigare e aspettare con pazienza la nascita dello stelo. Questo vale anche per i cambiamenti d’epoca della politica. La cultura politica sta abdicando alla speranza sia del tempo dell’attesa sia dei sacrifici per realizzare processi da cui nascono nuovi frutti. La speranza, il bene immateriale per eccellenza che il mercato non può né produrre né vendere, manca persino ai credenti che, invece, dovrebbero esserne portatori. Eppure, senza speranza il futuro si converte in passato, la giovinezza in vecchiaia, la fecondità in sterilità. Ne è un esempio la vita dei partiti, bloccati dalla loro sterile vita interna che ostacola la nuova stagione di impegno di nuovi volti e competenze. Per l’Europa e per un Paese come l’Italia rimane sull’orizzonte l’insegnamento di Ungaretti, secondo il quale «la meta è partire». La vita politica è sempre sbilanciata in avanti perché la sfida è quella nota a tutti: “aggiornare” la tradizione (buona) fatta di valori, senso di appartenenza, conquiste e lotte sociali, riforme storiche, fiducia nell’inclusione, problemi urgenti e complessi a cui rispondere democraticamente. Per riflettere e ripartire occorre salvaguardare politici e luoghi che invece scelgono di guardare la speranza come orientamento dell’azione e orizzonte per la società. Forse lo diciamo con ingenuità, ma crediamo che, nella società dell’“uno vale uno”, nella quale si rischia la frammentazione di ciascuno e la perdita di un insieme in grado di unirci nel rispetto dei ruoli e delle competenze, si debba tornare a fissare l’attenzione sulla speranza e sulle realtà che la rendono possibile. Gli analisti politici lo ribadiscono da anni: il Paese ha bisogno di una nuova stagione costituente, di una classe dirigente nuova, che ripensi regole, riforme, parole e orizzonti nuovi verso cui portare il Paese. Tutti ne parlano, ma in pochi si impegnano per realizzarla. Continua la lettura dell’editoriale di Francesco Occhetta sul sito Comunità di Connessioni