Cantiamo al Signore, stupenda è la sua vittoria! Lettera alle famiglie per la Pasqua 2022

«Voglio cantare al Signore, perché ha mirabilmente trionfato» (Es 15,1)

Carissimi tutti,

in questo giorno santissimo di Pasqua, Vi giungano i miei Auguri. Li voglio fare quest’anno, prendendo spunto dalle parole, che sono state proclamate nella notte di Pasqua, in quello che è definito il Canto del Passaggio del Mare. Riascoltiamole:

Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: «Voglio cantare al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato nel mare. Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza. È il mio Dio: lo voglio lodare, il Dio di mio padre: lo voglio esaltare! Il Signore è un guerriero, Signore è il suo nome. I carri del faraone e il suo esercito li ha scagliati nel mare; i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mar Rosso. Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra. La tua destra, Signore, è gloriosa per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; con sublime maestà abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore, che li divora come paglia. Tu lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua dimora, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato. Il Signore regni in eterno e per sempre!». (Es 15,1-7a.17-18)

È il canto pasquale dell’antico Israele, ma diventa il canto pasquale del nuovo Israele, la Chiesa. Esso segna la Pasqua, che vuol dire appunto passaggio, attraversando il mar Rosso, reso asciutto dalla potenza di Dio, per acquisire la libertà dei figli di Dio. Chiamati come siamo dalla presente situazione a passaggi sempre nuovi, in questo canto più che mai oggi esprimiamo il nostro inno di salvati, consapevoli della grazia che ci ha redento, mediante la Passione-Morte-Resurrezione di Gesù, il Signore.

La Pasqua di Cristo è dunque prefigurata in questo antico attraversamento del mare, transito che anche per noi si è compiuto nel battesimo, la nostra Pasqua, che abbiamo ricevuto un tempo e che, ora, nella notte santissima riviviamo, celebrandone il memoriale. Questo è un tempo, che non è tanto ricco di cambiamenti, ma è esso stesso cambiamento, come ci ha ricordato papa Francesco. Per questo la nostra vita va vissuta nell’ottica della Pasqua, che ci racconta come dentro la morte di Cristo, risplende sempre la vita nuova in Lui. Ci è chiesto, dunque, di vivere con cuore pasquale il nostro essere cristiani, sapendo che il Risorto si incontra proprio nel passaggio, della Sua e nostra Pasqua. Se la vera Pasqua si è compiuta una volta per tutte in Cristo Morto e Risorto e, per noi, nel battesimo ricevuto, ogni giorno si rinnova nei passaggi, che la quotidianità ci chiede.

C’è un simbolo efficace, il mare, che ben rappresenta la liquidità, il mutamento continuo, come è la realtà presente.  Attraversare questo mare significa superare le forze oscure del nostro oggi, sempre esposto ad esse. Il mare è infatti, simbolo delle potenze tenebrose, che si agitano continuamente dentro e fuori di noi. Con la Pasqua di Gesù diviene però simbolo dell’amore, con il quale Dio ci ha abbracciati nel nostro battesimo, per non lasciarci più. «Siamo –diceva santa Caterina da Siena – come pesciolini nel mare dell’amore di Dio».

Questa liberazione nasce in una notte di paura vissuta dall’antico e dal nuovo Israele. Questa liberazione è piena anche di nostalgie, espresse nei gemiti non solo del popolo eletto, che rimpiange la situazione passata per le garanzie offerte, sebbene godute nella schiavitù dell’Egitto. Questa liberazione è piena anche delle nostre recriminazioni, che ci rimandano, con struggente nostalgia, ad un passato che non è più e che non è mai stato migliore del presente.  È la persistente illusione diabolica, che ci fa preferire il bene apparente al bene manifestato nella resurrezione di Cristo. Il superamento di tutto questo male è frutto della nostra tenacia che, mediante la grazia di Dio, ci fa superare le paure. C’è un vero duello interiore in corso tra la vera libertà che è vita, segnata dal rischio, e la schiavitù che è il peccato, segnato dalle illusioni diaboliche. Cristo, come Mosè, ci esorta a compiere il passaggio. Cristo come Mosè, ci esorta alla fatica di reggere questo rischio, perché Egli, Risorto, è con noi. Come Dio, creando, separa la terra dalle acque e, liberando il suo popolo dalla terra d’Egitto, rende asciutto il mare, così Cristo, nel nostro battesimo, compie lo stesso. È vero che ogni separazione è segnata dal dolore, dalla prova, dalla costrizione a lasciare sicurezze effimere. Ma solo così si diventa adulti nella fede. Come Mosè, che non è il salvatore ma è solo lo strumento della grazia di Dio per Israele, anche noi siamo chiamati a stendere la mano e a dividere il nostro mare/male, con l’aiuto della grazia della Pasqua di Gesù. Il miracolo succede: per Israele con Mosè, per la Chiesa con Cristo, per noi aderendo al nostro Battesimo. Perché Dio, in Gesù Cristo, Crocifisso e Risorto, è con noi, ci abita con il Suo Spirito e rinnova tutto l’universo.

«Voglio cantare al Signore, perché ha mirabilmente trionfato» (Es 15,1)
Cantiamo anche noi in questo tempo che ci sta davanti e riscriviamo sulla falsa riga di questo antico inno pasquale le nostre Pasque. Vi invito già da oggi a farlo. Provate a mettere per iscritto le meraviglie di grazia, che il Signore ha compiuto nella vostra vita. Non stenterete ad accorgervi che veramente il Signore ha mirabilmente trionfato in voi con la sua potenza rigeneratrice e nei momenti oscuri che, magari già da domani ricominceranno la lamentela e i piagnistei, voi tutti, noi tutti, memori di quanto il Signore ha compiuto, sapremo rispondere a tono, facendo nuovamente memoria «del Battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti» (cf. Colletta domenica della Misericordia).
Buona Pasqua!

Vostro,
Padre Marco

Novara, 17 aprile 2022
In Resurrectione Domini