“Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo se vuoi possederlo davvero”: la lettera del nostro vescovo Franco Giulio ai maturandi

Carissimi,

ormai siete alla vigilia dell’esame di Maturità. Essa arriva dopo un anno dal raggiungimento della maggiore età. È un rito di passaggio. Ci fa passare dall’adolescenza alla giovinezza. Dante la definisce come “l’etate che puote giovare” (Convivio, 4,24).  Può aiutare a prendere in mano con coraggio la propria vita, senza disperdere il patrimonio dei doni finora ricevuti. Nello zaino delle cose che ci sono state donate, possiamo decidere che cosa portare con noi. In questo sta l’“esame”: il mio antico professore di liceo diceva che uno porta nella vita da adulti il 20% di ciò che ha sognato alle superiori. Se avete sognato in grande, l’esame di questi giorni non sarà altro che fare la valigia per partire nell’avventura della vita. In viaggio non si può portare tutto, ma solo l’essenziale, con due o tre cose che ci stanno a cuore, per illuminare la mente e riscaldare il cuore. Passare l’esame non vorrà dire che abbiamo risposto bene a tutto, ma che siamo stati capaci di trasmettere le conoscenze e le abilità che si sono sedimentate tenacemente in noi. Goethe diceva: «Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo se vuoi possederlo davvero» (Faust, Teil I, Nacht). Questo è il dono della maturità: riconquistare il lascito dei padri, per trafficarlo come moneta buona nelle azioni e nelle passioni di domani.
Buona Maturità!!!

Don + Franco Giulio