Nota sull’applicazione in diocesi di Novara del Motu Proprio Traditionis Custodes

Riportiamo di seguito un comunicato del vescovo Franco Giulio Brambilla, sull’applicazione in diocesi di Novara del Motu Proprio di Papa Francesco Traditionis Custodes con disposizioni in vigore dal prossimo 27 novembre, prima domenica di Avvento. [Qui il testo del comunicato in PDF]

La pubblicazione, lo scorso 16 luglio 2021, del Motu Proprio Traditionis custodes (TC), ricorda che al Vescovo diocesano spetta la competenza e il dovere di custodire e promuovere la vita liturgica della Diocesi, in comunione con la Sede Apostolica. Infatti, così vi si legge: «Al vescovo diocesano, quale moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa particolare a lui affidata, spetta regolare le celebrazioni liturgiche nella propria diocesi. Pertanto, è sua esclusiva competenza autorizzare l’uso del Missale Romanum del 1962 nella diocesi, seguendo gli orientamenti della Sede Apostolica». (TC, art. 2).

La lettera di accompagnamento del Motu Proprio spiega il senso dell’intervento del Papa con questa considerazione: «Quella facoltà venne interpretata da molti dentro la Chiesa come la possibilità di usare liberamente il Messale Romano promulgato da san Pio V, determinando un uso parallelo al Messale Romano promulgato da san Paolo VI». Papa Francesco poi aggiunge: «Ma non di meno mi rattrista un uso strumentale del Missale Romanum del 1962, sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l’affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la Tradizione e la “vera Chiesa”».

Perciò la lettera del Papa chiede di «ritenere i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, come l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano. Mi conforta in questa decisione il fatto che, dopo il Concilio di Trento, anche san Pio V abrogò tutti i riti che non potessero vantare una comprovata antichità, stabilendo per tutta la Chiesa latina un unico Missale Romanum».

I criteri che il Motu Proprio Traditionis custodes propone discendono da queste considerazioni, che il Vescovo intende attuare pienamente anche nella Diocesi di cui è pastore, invitando tutti a una celebrazione degna e piena di splendore, vigilando al contempo perché «ogni liturgia sia celebrata con decoro e fedeltà ai libri liturgici promulgati dopo il Concilio Vaticano II, senza eccentricità che degenerano facilmente in abusi».

Nella nostra Diocesi sono attivi alcuni gruppi, a cui il mio predecessore aveva concesso di celebrare secondo il rito del Missale Romanum (1962). Ora, dovendo aggiornare le sue decisioni al nuovo Motu Proprio, con i criteri in esso contenuti, a partire dalla Prima Domenica di Avvento (27 novembre 2022) dispongo quanto segue:

  1. Nell’Ossola il gruppo dell’ospedale di Domodossola si unirà al gruppo della Chiesa di Vocogno, per celebrare la messa secondo il Missale Romanum (1962) nel Santuario di Re. Nella Chiesa parrocchiale di Vocogno verrà riattivata la Messa domenicale in italiano secondo i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, per consentire a tutti i fedeli di parteciparvi.
  2. Si riprende la possibilità della celebrazione secondo il Rito del 1962 a Verbania nella Chiesa di San Giuseppe (in Pallanza), sospesa nel periodo di Covid.
  3. Si continua la celebrazione secondo il Missale Romanum (1962) a Romagnano trasferendola nella Chiesa sussidiaria Madonna del Popolo e/o nella Cappella dell’Oratorio di Romagnano.

Il Vescovo concederà la facoltà di celebrare solo a quei presbiteri (art. 5 di Traditionis custodes) che riconoscano esplicitamente la validità, legittimità e fecondità del rito celebrato con il Missale Romanum, Editio Typica Tertia del 2002, e si impegnino a prendersi cura affinché i fedeli partecipino al rito celebrato secondo il Missale Romanum (1962) non con uno spirito alternativo alla forma attuale della Messa romana.

Invito tutti i presbiteri e i fedeli a custodire e promuovere il tesoro di una liturgia bella, orante, comunitaria, e a vigilare contro ogni forma di abuso e di appropriazione personale, come ho ampiamente illustrato nelle due lettere pastorali dedicate all’Eucaristia (Alla tua cena mirabile, 2021) e alla Parola di Dio (I semi del tempo, 2022). La liturgia della Chiesa è la grammatica della sua fede, che deve esprimersi in modo concorde per celebrare il mistero santo di Dio che si rende presente in mezzo a noi.

+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara

Novara, 1° novembre 2022
Festa di Ognissanti