La Pasqua: la lotta tra morte e vita

La Pasqua sfida la fede di chi è in ricerca perché ci porta a credere non nel Risorto che è stato crocifisso, ma in Gesù Crocifisso che è risorto. Per questo motivo, la risurrezione è il lato luminoso dell’esperienza della morte, il suo compimento più naturale. La risurrezione non è l’esperienza del “tornare indietro” dal regno dei morti, come il ritorno di Euridice, fallito nonostante l’amore di Orfeo. Non è nemmeno l’eterno ritorno del tempo pensato dai Greci. Non è neanche un ripristino di sistema del pc, un azzeramento. Non è neppure la reincarnazione. La “definizione” di risurrezione nasce dalla contemplazione della croce di Cristo – e con lui di tutti i crocifissi della storia – perché: “la croce sdemonizza Dio, togliendogli la maschera satanica, comune a chi lo prega e a chi lo bestemmia. Ci salva da un dio che non compatisce il nostro male, o è indifferente, o ne è addirittura la causa prima. Ci salva da un dio sadico che ci ha gettati in un’esistenza breve, con la coscienza della morte, e in più, per torturarci meglio, con il desiderio di eternità – un dio che ci avrebbe fornito come unico motivo di vivere la paura di morire che ci fa sbagliare tutto e infine, con soddisfazione somma, ci infliggerebbe una punizione eterna per i nostri errori!” (S. Fausti, in L’idiozia). Continua la lettura dell’editoriale di Francesco Occhetta – Comunità di Connessioni