Papa Francesco: non si uccide in nome di Dio, ma per Lui si può dare la vita

All’udienza generale il Papa parla della testimonianza dei martiri, che non sono eroi ma cristiani maturi nella fede e che oggi, ripete, sono più numerosi che nei primi secoli. Fra loro il Pontefice ricorda le missionarie della carità uccise nello Yemen. Al termine il nuovo invito alla preghiera per l’Ucraina “che continua a sopportare terribili sofferenze”
Un tiepido sole scalda piazza San Pietro quando Francesco arriva in papamobile per percorrere l’emiciclo del Bernini e abbracciare idealmente i fedeli giunti da diverse parti del mondo per ascoltarlo all’udienza generale. Come è ormai consuetudine, il Papa accoglie alcuni bambini nella jeep che lo porta fra i pellegrini festosi. Poi, giunto sul sagrato della basilica vaticana, comincia la sua undicesima catechesi sul tema dello zelo apostolico, che dedica alle figure dei martiri. Testimoni del Vangelo “fino all’effusione del sangue”, non eroi, chiarisce il Pontefice, ma uomini e donne “che hanno dato la vita per Cristo”, “frutti maturi ed eccellenti della vigna del Signore, che è la Chiesa”. “Il primo fu il diacono Stefano, lapidato fuori dalle mura di Gerusalemme”, ricorda Francesco, che ricorre a Sant’Agostino per far comprendere “il dinamismo spirituale che animava i martiri”. In un discorso su San Lorenzo, il vescovo di Ippona spiega che il giovane diacono della diocesi di Roma ha compreso e messo in pratica quanto Cristo ha fatto per gli uomini, lo ha amato nella sua vita e lo ha imitato nella sua morte: in lui emerge dunque una dinamica di gratitudine e di gratuito contraccambio del dono. Continua la lettura dell’articolo di Tiziana Campisi – Vatican News