Venerdì santo: la Colletta pro Terra Santa è un invito ad essere solidali con le chiese e popolazioni della terra di Gesù colpite dalla guerra
La Colletta del “Venerdì Santo” ha lo scopo di promuovere nei fedeli cristiani l’amore per la Terra del Signore, perché la Chiesa vi sopravviva, si senta amata e sostenuta dalla solidarietà di ogni cristiano, e continui a dare testimonianza di fede in Colui che in quella Terra è nato, ha predicato il Vangelo, è morto ed è risorto. Il giorno che i Sommi Pontefici hanno scelto per la Collecta pro Terra Sancta è il venerdì che precede la Pasqua, anche se ogni comunità potrà scegliere altra opportuna circostanza per proporre ai fedeli la solidale iniziativa. Di norma, la Custodia di Terra Santa riceve il 65% della Colletta, mentre la Congregazione per le Chiese Orientali il 35%, che viene utilizzato per la formazione dei candidati al sacerdozio, il sostentamento del clero, l’attività scolastica, la formazione culturale, i sussidi alle diverse circoscrizioni ecclesiastiche in Medio Oriente.
La storia
Questa iniziativa nasce dall’esplicita volontà dei Sommi Pontefici, che invitarono la Chiesa Universale alla preghiera e alla colletta per la Comunità cattolica che vive in Terra Santa e per il mantenimento dei Luoghi della Redenzione di Nostro Signore Gesu? Cristo. Papa Paolo V, nel Breve Coelestis Regis del 22 gennaio 1618, ne stabilì per la prima volta la finalità, e Benedetto XIV la confermò con il Breve Apostolico supremo Militantis Ecclesiae del 7 gennaio 1746. L’ultimo documento pontificio dedicato esclusivamente alla Terra Santa e alla Colletta è stata l’Esortazione Apostolica di Papa Paolo VI Nobis in animo del 25 marzo 1974 (cf. AAS 56 (1974) 177-188) che tra l’altro è stato il primo successore dell’Apostolo Pietro a compiere un pellegrinaggio alla Terra da cui ci è venuta la salvezza. Sulla finalità della Colletta e la sua destinazione concreta Papa Montini scriveva: «Già San Paolo prese a cuore la sorte dei fedeli della Palestina, e si fece zelante promotore di una colletta per coloro che, tra i fedeli di Gerusalemme, erano poveri. Il suo appello fu accolto con generosità dalle Chiese della Macedonia, dell’Acaia. Ognuno dei cristiani, nella misura delle sue disponibilita?, stabilì di inviare soccorsi ai fratelli che risiedevano in Giudea. Le comunità, sorte tra le genti, si sentirono debitrici verso i membri di quella Chiesa, da cui avevano ricevuto la ricchezza dei beni spirituali, che ricambiavano con il frutto della loro carità. L’Apostolo in persona portò i soccorsi nella Città Santa, vedendo nella colletta un legame di unità tra le nuove comunità dei credenti e la Chiesa originaria in Gerusalemme»(Nobis in animo 17).
Non senza un disegno provvidenziale, le vicende storiche del secolo XIII portarono in Terra Santa l’Ordine dei Frati Minori. I Figli di San Francesco sono, da allora, rimasti nella terra di Gesu? per una serie ininterrotta d’anni per servire la Chiesa locale e per custodire, restaurare, proteggere i Luoghi Santi cristiani; la loro fedeltà al desiderio del Fondatore ed al mandato della Santa Sede è stata spesso suggellata da atti di straordinaria virtù e generosità.
La Congregazione per le Chiese Orientali, per mandato pontificio, ha la responsabilità di coordinare l’intervento della Chiesa Universale per renderlo equo ed efficace. Comunità ed enti cattolici attendono il sostegno per le necessità ordinarie e gli imponenti bisogni straordinari delle numerose scuole ed istituti di formazione e cultura, degli ospedali e centri di assistenza sanitaria e di carità, delle strutture pastorali ed educative attorno alle quali si sviluppa la custodia dei luoghi santi e si esprime la vita dei cristiani. Non va dimenticato il fatto che, accanto ai Santuari ed ai Luoghi Santi, esiste ed opera una Comunità di credenti in Cristo, composta da fedeli appartenenti alle diverse Chiese sui iuris, con tradizioni che hanno le proprie radici in quella pluriformità tipica della Chiesa primitiva, ma che insieme compongono l’unico volto della Chiesa Cattolica. Nel corso dei secoli essa ha subito innumerevoli prove ed è stata soggetta a molte vicissitudini e, ultimamente, soprattutto per il fenomeno della emigrazione, rischia di ridursi e indebolirsi, ed è per questo sempre più bisognosa della nostra comprensione e del nostro aiuto morale e materiale. Papa Francesco ricevendo i Patriarchi, gli Arcivescovi Maggiori, i Padri Cardinali e i Vescovi nella Sessione Plenaria della Congregazione per le Chiese Orientali ha sottolineato: «Il mio pensiero si rivolge in modo speciale alla terra benedetta in cui Cristo è vissuto, morto e risorto. In essa ho avvertito anche oggi dalla voce dei Patriarchi presenti, la luce della fede non si è spenta, anzi risplende vivace. È la luce dell’Oriente che ha illuminato la Chiesa universale, sin da quando è apparso su di noi un sole che sorge (Lc 1,78), Gesù Cristo, nostro Signore (Lett. ap. Orientale Lumen, 1). Ogni cattolico ha perciò un debito di riconoscenza verso le Chiese che vivono in quella regione. Da esse possiamo, fra l’altro, imparare la fatica dell’esercizio quotidiano di spirito ecumenico e dialogo interreligioso. Il contesto geografico, storico e culturale in cui esse vivono da secoli, infatti, le ha rese interlocutori naturali di numerose altre confessioni cristiane e di altre religioni» (21 novembre 2014). «Il Medio Oriente è una speranza, una speranza che noi dobbiamo coltivare» (Papa Francesco all’Udienza concessa ai partecipanti della Riunione Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (R.O.A.C.O), il 22 giugno 2018).