Il magistero della Chiesa cattolica sull’eutanasia
La Chiesa, nei suoi 2000 anni di storia, ha sempre difeso la vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, con una particolare attenzione alle fasi fragili dell’esistenza. Il no all’eutanasia e all’accanimento terapeutico sono un sì alla dignità e ai diritti della persona: inguaribile non vuol dire incurabile.
Nella sua etimologia greca, la parola eutanasia è legata al concetto di “buona morte” (?????????). Questo termine veniva associato, nell’antichità, ad una morte senza sofferenze. Lo scopo del medico era quello di fare in modo, per quanto possibile, che gli ultimi istanti di vita non fossero dolorosi. Questa forma di “eutanasia” non era discordante con quanto indicato nel giuramento di Ippocrate: “Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo”. Oggi con il termine eutanasia, invece, non si fa più riferimento a quel significato originario. Si intende, piuttosto, una azione volta a procurare anticipatamente la morte di un malato con lo scopo di alleviarne le sofferenze. Continua la lettura dell’articolo di Amedeo Lomonaco sul sito di Vatican News