Tempo di Natale: la mistica di questi giorni nel segno del Giubileo

Diamo il nome di Tempo di Natale ai giorni che vanno dai Primi Vespri della Natività di Nostro Signore (24 dicembre 2024) al Battesimo del Signore, la domenica dopo l’Epifania (12 gennaio 2025).

Il Tempo di Natale, offerto e vissuto dalla antica e multiforme sapienza della Chiesa, costituisce uno dei tempi liturgici più cari al popolo di Dio, a ragione del bagaglio spirituale prima, ed emotivo poi, che questo tempo reca con sè.

Cristallizzandosi intorno al IV secolo, risponde ad una esigenza precisa: fondare storicamente l’inizio della vita di Gesù, collocandola in un luogo e in un tempo determinati, in modo da poter affermare con più concretezza che colui che tornerà nella gloria, è colui che è già venuto nella carne.

I cristiani dei primi secoli, ben conoscendo la potenza sociale e simbolica dei riti pagani ed imperiali, hanno poi scelto di collocare questa festa nei giorni della festa pagana del sol invictus, del solstizio d’inverno, attribuendo a Cristo il titolo di sole vincitore, sulle tenebre del male e del peccato e, donando a questa festa anche un connotato di natura astronomica, in modo che, nulla della realtà umana, fisica, quale è l’universo, restasse fuori dal raggio di benefica azione del Cristo, principio e fine di tutte le cose.

Volendo descrivere quelli che sono i temi teologici del Natale, potremmo soffermarci innanzitutto su quello che la tradizione ha definito come il tempo dell’apparitio Domini in carne (Leone Magno), tempo, quello del Natale, in cui l’eternità e la trascendenza di Dio si fanno storia, immanenza tangibile; eliminando così per l’eternità l’antica e primordiale distanza fra Dio e il suo popolo, e impostando in tal modo una nuova relazione di Dio con l’uomo, fatta di presenza, prossimità. Questo è il presupposto del secondo, fra i temi teologici fondamentali di questo tempo: l’admirabile commercium, il più sublime fra gli scambi. Si fa uomo colui che ci fa Dio. Si avvicina, fino a diventare noi colui che ci conduce al Padre suo, fino a farci divenire sostanza stessa di Lui. Per conquistarci/rapirci all’amore delle realtà invisibili (cfr. Prefazio di Natale I).

L’approssimarsi, in maniera così profonda, del Verbo alla realtà umana, apre sentieri di speranza, per noi Pellegrini di Speranza. Quest’anno il Natale del Signore porta con sé il dono speciale dell’apertura del Giubileo: tempo di giubilo e di esultanza, di pentimento e gratuita remissione dei peccati, reso possibile proprio dall’incarnazione del Verbo che raggiunge l’uomo, ogni uomo, per redimerlo e condurlo alla gioia.

L’apertura dell’anno giubilare, in concomitanza con l’inizio del Tempo natalizio, non è semplicemente una felice coincidenza, ma la ricaduta pastorale di una realtà teologico-spirituale: colui che abita la natura umana, si fa carico di condurla al Padre nella sua interezza, fra i ritmi e le vicende del tempo, tipici e propri di tutto quanto attiene alla vita umana. Per questo, dunque, un anno giubilare, fatto di giorni e momenti puntuali, perché  puntuale è l’azione di Dio nei confronti dell’uomo. La grande “lezione” del Tempo di Natale infatti è proprio questa: Dio non è atemporale, è impregnato di tempo, fatto di esso, per donare a noi l’eternità.