Mercoledì delle ceneri – 5 marzo 2025
“Convertitevi e credete al Vangelo”, questa la formula che accompagna l’imposizione delle Sacre Ceneri, in tutte le celebrazioni del prossimo 5 marzo. Con questo semplice gesto si sottolinea, oltre all’aspetto penitenziale, anche l’inizio dei quaranta giorni della Quaresima: un tempo di conversione e di preghiera assidua.
A Santa Rita verranno celebrate due funzioni: la prima alle 16.45 per i bambini e i ragazzi e la Santa Messa del Mercoledì delle Ceneri alle 20.45 per tutta la comunità.
UN TEMPO PER RIFLETTERE (di don Massimo Casaro)
Abbiamo certamente notato che nei racconti di risurrezione fa ancora la sua comparsa la croce. La risurrezione non mette, dunque, fine a una storia dolorosa? Perché allora questa insistenza? Perché, secondo la rivelazione cristiana, è solo la croce che dà alla risurrezione il suo contenuto. Non è, infatti, una “scappatoia” dalla vita, ma il coronamento di uno stile, di un modo di vivere, quello di Gesù, per il quale l’obbedienza al Padre è consistita nell’assumere la propria responsabilità in nostro favore. Perché l’intenzione, il desiderio del Padre, che Gesù ha perfettamente incarnato, è stato, fin dall’inizio, quello di metterci nella felice condizione di essere veramente noi stessi nella relazione con Lui. Figli nel Figlio. È il diavolo, infatti, il divisore, che suggerisce l’idea, troppo spesso trasformata in convinzione, che la felicità consista nell’accumulo, ma più ancora nel dominio, nell’esibizione e che chi serve, si sacrifica, condivide, lotta per la giustizia, la verità, la bellezza è solo un illuso e un fallito. Era il 30 maggio del 1955 quando lo scrittore russo di origine ebraica Vasilij Grossman, dopo aver risalito di buon’ora la via Volkhonka, entrava, con migliaia di suoi concittadini, nel museo Puskin di Mosca per ammirare i quadri dei grandi maestri che i soldati dell’Armata Rossa avevano sottratto al museo di Dresda e che ora, terminata la guerra con la Germania nazista, il governo russo si apprestava a restituire. Nel suo saggio La Madonna Sistina, scrive: «Questo quadro [la cosiddetta Madonna Sistina di Raffaello] mostra quanto preziosa e felice deve essere la vita e afferma che al mondo non esiste una forza capace di costringerla a trasformarsi in qualche cosa che, pur somigliandole esteriormente, non sia più la vera vita. La forza della vita, la forza dell’umanità è enorme e neppure la violenza più feroce e sistematica è in grado di sottometterla: può soltanto ucciderla. Ecco la ragione della serenità che appare sui volti della Madre e del Figlio: sono invincibili. Anche nelle epoche più terribili la distruzione della vita non significa la sua sconfitta». La scelta o la necessità di mostrarsi, di menare vanto di sé, della propria fedeltà anche religiosa non sono, dunque, le manifestazioni di una vita autentica, di una vita “compiuta”, ma l’espressione di una inconfessata e inconfessabile miseria.