Domenica 14 aprile: pellegrinaggio penitenziale alla Madonna del Bosco di Novara

Si svolgerà quest’anno al Santuario della Miracolosa Madonna del Bosco di Novara il tradizionale momento penitenziale a chiusura della Quaresima. L’appuntamento è per le ore 15. Quest’anno il luogo scelto, differenza degli anni scorsi, non sarà Boca, ma proprio per favorire la maggior partecipazione  possibile sarà il santuario che appartiene alla nostra Unità pastorale missionaria e alla quale è intitolata. Esso custodisce l’immagine della Vergine Addolorata ed ha una Via Crucis suggestiva lungo il corso dell’Agogna. Il programma prevede oltre alla Via Crucis, l’adorazione eucaristica in chiesa con la possibilità di confessarsi.

È una grande opportunità per vivere la conversione, che è riconciliazione con Dio e con i fratelli. In queste settimane Dio ci ha parlato al cuore e lo fa sia con la Parola proclamata nelle nostre celebrazioni come con gli avvenimenti e la vita di ogni giorno. Sono inviti a fidarci di lui, lasciarci trasformare nel cuore, a cambiare comportamenti. La sua luce, che penetra nelle nostre tenebre, ci aiuta a scoprire il nostro peccato, i nostri tradimenti e le nostre infedeltà. Infatti non sempre siamo stati dei leali discepoli di Cristo.

Di seguito la proposta della Parola di Dio e uno schema per l’esame di coscienza.

Dal vangelo secondo Luca
Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente. 

Durante la Quaresima siamo stati invitati in vari modi a vivere l’esperienza della conversione partendo dalla Buona Novella di Gesù Cristo. Da questo punto di vista l’esperienza di Pietro può essere particolarmente istruttiva per tutti noi. Come lui, anche noi abbiamo fatto un cammino di amicizia e di fede con Gesù. In molti modi gli abbiamo detto di contare su di noi, che vogliamo essere suoi fedeli discepoli, suoi testimoni in mezzo agli altri, che staremo con lui sempre. Magari, ci sono state delle volte in cui gli abbiamo detto proprio quanto detto da Pietro: “Anche se tutti dovessero venir meno, io no” (Mc 14,29). Lungo questa Quaresima però abbiamo l’opportunità di fare una revisione della nostra vita e di scoprire il nostro peccato, come Pietro. È il momento di fare una sintesi. Si è soliti definire la fede cristiana come: “L’adesione alla persona di Cristo e al suo progetto”, che comporta l’appartenenza consapevole e attiva alla comunità cristiana, la preghiera personale e la celebrazione della fede con la Comunità e l’impegno di testimoniare con gioia Cristo in mezzo agli altri con le parole e con la vita. Vivere insomma da figli di Dio. In pratica questo è il Sì con il quale un giorno ci siamo impegnati. Vivere l’esperienza del peccato è invece ignorare, negare o tradire Cristo e il suo progetto. E i modi per farlo sono molteplici:

Ho più fiducia in me che in Gesù. Faccio mia solo una parte del Sì che un giorno gli ho detto… come se far parte della Comunità cristiana (quella “grande, non quella “piccola”) e celebrare con lei la fede fosse solo un accessorio nella mia condizione di persona cristiana. Uno sbaglio tremendo, molto di moda, che evidenzia più la nostra ignoranza di cristiani che il nostro desiderio di peccare!
La mia vita e la mia fede viaggiano in parallelo e non si incontrano mai; la fede finisce per essere una “toppa” che non influisce sulla vita personale e sociale. E se anche dovessero incontrarsi, continuano ad esserci zone della mia vita nelle quali non lascio che il Signore intervenga. Me la vedo con Lui, prescindendo dagli altri.
Faccio del mio meglio per non complicarmi la vita con quelli che sono poveri o soffrono
“Sequestro” il Vangelo e non contagio quelli che ne hanno bisogno.
Rimango attaccato alla “mia” giustizia e non mi impegno a lottare per la giustizia di Dio in questo mondo.
Vivo come se l’essere cristiano fosse l’equivalente di “buona persona”. Proviamo a pensare ai peccati di omissione…
Credo di sapere già tutto di Gesù… e non dedico un po’ di tempo a lui, per godere della sua amicizia, per vedere la vita con gli occhi di Dio… In fondo lo tratto come se fosse “il caro defunto Gesù”, più che “Cristo, vivo oggi e risorto”.
Come Pietro, seguo Gesù “a distanza”, evitando troppe complicazioni…
Come Pietro mi metto -come se nulla fosse- con quelli che disprezzano o condannano il povero e il giusto, senza denunciare l’ingiustizia.
Come Pietro vivo una fede di cui ho vergogna, che a volte mi porta a negarla con i fatti, anche se magari non la nego con le parole.
Come Pietro ho rinnegato Gesù.
Cerchiamo di scoprire e di focalizzare: gli atteggiamenti che mi impediscono di vivere come autentico discepolo di Cristo sia nel mio rapporto con Dio che con gli altri; gli ambienti nei quali mi vergogno della mia fede; le conseguenze personali e sociali del mio peccato; le conseguenze dei miei peccati di omissione.
Quando Giuda si rese conto di quello che aveva fatto a Gesù si disperò, pensando che il suo peccato non potesse essere perdonato. Quando Pietro vide che Gesù lo stava guardando, dopo che lo aveva rinnegato tre volte, pianse amaramente… ed ebbe il coraggio di credere che il perdono di Gesù sarebbe stato molto più grande del suo peccato di rinnegamento. Oggi il Signore ci invita a fare questa esperienza. Se abbiamo preso coscienza del nostro peccato, non abbiamo paura di piangere nel nostro intimo, ma facciamolo pieni di speranza. Il Signore risorto ci aspetta a braccia aperte per darci il suo perdono.