Il Papa prega per la fine della pandemia: Signore, non lasciarci in balia della tempesta
In una piazza San Pietro vuota e lucida di pioggia, in un silenzio che echeggiava milioni di preghiere e un bisogno universale di speranza, si è posato lo sguardo del mondo. Alla voce emozionata di Papa Francesco si è unito il respiro affannoso della terra, in ansia per la pandemia che in questo tempo di Quaresima sembra adombrare e sospendere il futuro. A partire dalle ore 18.00, l’universalità della preghiera e l’unità spirituale hanno dato un timbro corale alle speranze del popolo di Dio, con Francesco solo a incanare in modo plastico l’essenza del ruolo di “Pontefice”, di ponte tra la terra bisognosa di risposte e il cielo a cui chiederle. (Il testo integrale dell’omelia del Papa in tempo di epidemia). Un’umanità provata ma protesa a Dio ha vissuto questo straordinario evento, trasmesso in diretta mondovisione da Vatican Media, attraverso i mezzi di comunicazione. E ha ascoltato la Parola di Dio con le immagini che lentamente mostravano, alternandole, due “icone” sacre care a Roma e, grazie al Papa, diventate note a ogni latitudine, quella della Salus populi romani, da sempre venerata in Santa Maria Maggiore, e il crocifisso ligneo della chiesa di San Marcello al Corso, che protesse l’Urbe dalla “grande peste” e davanti al quale Francesco si è inginocchiato il 15 marzo scorso. Un Crocifisso che per l’angolatura delle riprese contro la pioggia è parso talvolta piangere e condividere il lutto di tanti sul pianeta. Continua la lettura dell’articolo di Amedeo Lomonaco su Vatican News