La nostra diocesi in lutto per la morte del diacono don Dalmino Cestari, prima vittima del Covid-19 del nostro Clero

Cari amici,

Vi comunico in questa settimana, di cui ricorre la settima, la morte del primo diacono permanente della Nostra Diocesi  e mio confratello oblato, don Dalmino Cestari. Lo faccio con l’articolo che ho scritto per i settimanali diocesani la scorsa settimana

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È mancato la mattina del 15 aprile don Dalmino Cestari, diacono permanente e oblato diocesano, per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute in seguito al Covid-19. Con lui la Chiesa novarese paga il suo contributo alla pandemia in corso: è il primo consacrato da noi ad esserne purtroppo vittima.
A darne la notizia alla diocesi è stato padre Giancarlo Julita, Prevosto della Congregazione, che ha sottolineato di don Dalmino i due elementi fondanti la sua esistenza diaconale: il servizio e la fedeltà alla preghiera del breviario. «Don Dalmino – ha scritto ai confratelli oblati – è stato fino all’ultimo fedele al suo ministero diaconale e alla liturgia delle ore, non potendo più proclamare il Vangelo nelle messe, per i problemi che ne minavano la voce. Aveva partecipato agli esercizi spirituali diocesani all’inizio di marzo, gli ultimi, centrati sul mistero della Pasqua di Gesù, alla quale sarebbe stato chiamato così repentinamente. Non posso dimenticare – continua padre Julita – come, nonostante i suoi 78 anni, abbia continuato a prestare il suo servizio discreto, silenzioso e puntuale alla Cattedrale e, soprattutto, ai Canonici, pur non essendone più obbligato, proprio sino a marzo, dieci giorni prima del ricovero in ospedale. Infine – conclude il Prevosto degli Oblati – colgo questa coincidenza, che tale però non è: proprio oggi, 15 aprile, giorno della morte di don Dalmino, è la l’anniversario della consacrazione episcopale di padre Franzi, vescovo ausiliare di Novara dal 1973 al 1990, anche lui oblato. Non posso fare a meno di pensare che il “Padre” sia venuto ad accompagnare “uno dei suoi cari figli”, il nostro don Dalmino, a partecipare alla liturgia celeste, lui che proprio come diacono era, per sua natura, uno dei primi collaboratori del Vescovo».
Don Cestari, classe 1941, originario di Correzzola (Padova), ma trasferitosi con la famiglia negli anni Cinquanta ad Oleggio grande, aveva maturato la sua vocazione al ministero ordinato fin da piccolo, entrando nell’allora seminario di Miasino. Le condizioni della famiglia avevano richiesto, però, l’aiuto nel lavoro, che aveva svolto alla Cariplo, senza però rinunciare al desiderio di consacrarsi al Signore. Voto che si realizza, non solo entrando nella Congregazione degli Oblati nel 1974 come fratello laico, ma anche con l’ordinazione al diaconato permanente l’11 dicembre 1977. Don Cestari fu il primo ad accedere al primo gradino dell’Ordine, dopo che il Concilio aveva restituito al diaconato la sua pienezza, non come semplice passaggio al presbiterato, ma come ministero che visibilizzava l’istituzione apostolica a servizio della carità. Non mancò anche un tempo di impegno ascetico con i monaci Benedettini di Germagno negli anni Novanta, ma la salute fisica non gli permisero di continuare. Così, don Cestari ha vissuto vari ministeri in seno alla Congregazione e alla Diocesi: la responsabilità del Centro comunitario di San Giuseppe, la carica di economo della Congregazione, il servizio al Sacro Monte di Varallo, alla Parrocchia novarese di san Giuseppe, alla Cattedrale e agli stessi Canonici, pur non essendo mai stato tale.
Marco Canali