La fortezza, virtù umana e dono dello Spirito per i nostri tempi negli interventi di papa Francesco
Papa Francesco ha detto che il “Signore viene sempre a sostenerci nella nostra debolezza attraverso un dono speciale: il dono della fortezza”. Ci sono “dei momenti difficili e delle situazioni estreme in cui il dono della fortezza si manifesta in modo straordinario, esemplare. È il caso di coloro che si trovano ad affrontare esperienze particolarmente dure e dolorose, che sconvolgono la loro vita e quella dei loro cari” (Udienza generale, 14 maggio 2014). La fortezza è, prima di tutto, una virtù umana, una delle quattro virtù cardinali che, “nelle difficoltà, – come spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica (1808) – assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni. Dà il coraggio di giungere fino alla rinuncia e al sacrificio della propria vita per difendere una giusta causa”. La fortezza non è caratteristica esclusiva di alcune persone, che compiono magari atti coraggiosi o eroici, proprio perché non è solo una virtù umana, ma è soprattutto un dono di Dio, uno dei sette doni dello Spirito Santo. Chiunque può riceverlo, se lo invoca. Così il Papa indica tutti quei martiri che “non hanno esitato a dare la propria vita, pur di rimanere fedeli al Signore e al suo Vangelo”: non erano super-uomini, ma persone come noi che hanno avuto dallo Spirito il dono della fortezza nel momento della morte. Francesco ricorda anche tutte le persone semplici che vivono una vita ordinaria con straordinario amore, compiendo nel silenzio quotidiani gesti eroici nelle piccole e grandi difficoltà dell’esistenza: “Fanno tutto questo perché c’è lo spirito di fortezza che li aiuta. Non conosciamo i loro nomi, ma sono i santi del quotidiano e vivono nascosti in mezzo a noi.Onorano la nostra Chiesa perché sono forti: forti nel portare avanti la loro vita, la loro famiglia, il loro lavoro, la loro fede”. È la testimonianza silenziosa dei martiri di ogni giorno che non comporta la morte, ma anch’essa “è un ‘perdere la vita’ per Cristo, compiendo il proprio dovere con amore, secondo la logica di Gesù, la logica del dono, del sacrificio” (Angelus, 23 giugno 2013). Continua la lettura dell’articolo di Maria Milvia Morciano sul sito di Vatican News