Chiamati alla vita in pienezza. Omelia per la terza domenica del tempo ordinario

Miei cari,

continuiamo la riflessione iniziata la scorsa domenica che, nel brano di vangelo secondo Giovanni (Gv 1,35-42) ci presentava la chiamata per nome e la scelta nell’amore dei primi apostoli da parte di Gesù. Se in quell’occasione avevo sottolineato la dignità di ogni persona, a partire dal suo nome proprio e dalla  storia personale di ciascuno, rapportandola alla prima domanda che apre il Rito del Battesimo e l’inizio del percorso di catechismo Io sono con Voi, in questa domenica mi soffermo, invece, come avevo già annunciato, sul tema della vocazione. È, infatti, la giornata per il Seminario, nella quale si prega per tutti coloro che sono stati chiamati ad una particolare sequela del nostro Maestro, il Cristo, che si manifesta in una scelta di consacrazione totale alla causa del suo Regno. Ma, per ciascuno di noi, la vita stessa a partire dal Battesimo è la risposta a questa “chiamata” di Gesù, come evidenzia il passo evangelico oggi proclamato, secondo la redazione di Marco (Mc 1,14-20). Ne indico solamente due versetti, che indicano nella loro essenzialità gli elementi costitutivi di ogni vocazione cristiana: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,14) e «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17). Essa viene, anche, percorsa nel secondo libro del catechismo, intitolato appunto, Venite con me.

Gli elementi costituitivi della richiesta di Cristo …
Il primo elemento costitutivo della richiesta è un “annuncio” che Gesù fa: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino» (Mc 1,14a). Tradotto: il tempo è ormai giunto alla sua pienezza e maturazione; non è finito! Al contrario, comincia ora, perché il Regno di Dio, che è Gesù stesso, che è l’incarnazione di Dio, è ormai visibile ed è in mezzo agli uomini; è accanto a loro; cammina per le loro strade; condivide la loro vita. In Gesù, l’Emmanuele, il Dio-con-noi, c’è la vera salvezza da ogni male, dal peccato e dalla morte spirituale. In lui solo c’è l’autentica risposta, a lungo desiderata e ricercata, a quel desiderio profondo di felicità, che abita sin dalla creazione dell’uomo e della donna, nel loro cuore. Come dice il grande sant’Agostino: «Tu ci hai creati per Te, ed il nostro cuore è inquieto, finché non si riposi in Te» (Conf. 1,1)
Il secondo elemento, che ne è la diretta conseguenza, è un’azione che viene richiesta a chi vuole essere partecipe di questo Regno a lungo desiderato e a lungo agognato: «Convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,14). Tradotto: non restate immobili nei vostri schemi mentali, ma cambiate mente! Aprite gli occhi e le orecchie! Guardatevi attorno non tanto per vedere ma piuttosto per accorgervi che qualcosa di grande accade! Lasciate ogni legame superficiale che vi trattiene! Cogliete l’occasione, perché quella che è annunciata da adesso è la più buona e più bella notizia che potrà rendervi più felici. Dio vi ama e vuole fravi partecipi del suo amore, perché in voi, uomini, sta la sua gloria. Lo diceva già un grande padre della chiesa, Ireneo di Lione, che così scriveva: «la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio: se già la rivelazione di Dio attraverso la creazione dà la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra, quanto più la manifestazione del Padre attraverso il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio!» (Contro le eresie, 4,20,5-7)

…e quelli della risposta dell’uomo
Il terzo elemento è la risposta possibile, ma non obbligata perché Dio rispetta totalmente la libertà di ogni uomo: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17). Tradotto: seguitemi perché io sono il Signore che dalla bellezza effimera vi fa passare alla Bellezza che non tramonta. Come scrive, ancora, il grande sant’Agostino: «Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Tu eri dentro di me ed io ero fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace» (Conf., 10, 27-29). Seguitemi, dunque, prendete il largo (cfr. Lc 5,4) e diventerete, incarnando in voi stessi il Vangelo, fonte di attrazione per gli altri vostri fratelli, che attendono nelle lande più oscure e negli spazi più angusti, uno spiraglio di luce vera, quella che illumina ogni uomo (cfr. Gv 1,9). Diventerete voi stessi la luce del mondo (cfr. Mt 5,), il sale della terra (Mt 5,13), e la città sul monte (Mt 5,13).

Non abbiate paura!
Potremmo riassumere questi tre elementi nelle parole che san Giovanni Paolo II pronunciò all’inizio del suo indimenticato pontificato nel lontano, ma sempre vicino, 22 ottobre 1978. Quel monito accorato e ancora risuonante, diventa l’invito conclusivo che vi faccio anche io oggi: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna».
È quello che auguro a ciascuno di voi!
Buona domenica!
Padre Marco