Con Cristo nel deserto e nel tempo della desolazione. Omelia per la I domenica di Quaresima
Miei cari,
a differenza degli altri evangelisti, il racconto delle tentazioni di Gesù, redatto da san Marco, è assai stringato (Mc 1,12-15). Infatti, non entra affatto nei particolari e nella descrizione di quali siano le vessazioni, a cui che il diavolo sottopone il Figlio dell’Uomo, ma semplicemente ne delinea lo spazio e il tempo in cui l’Uomo-Dio è sottoposto. Cogliamo allora quest’anno l’angolatura di questo evangelista e proviamo anche noi a raccogliere il frutto del suo insegnamento.
Il dono dello Spirito
Anzitutto, mi sembra importante comprendere l’antefatto, che viene dichiarato in apertura e che non è affatto secondario: «E subito lo Spirito lo sospinse» (Mc 1,12).
Gesù è stato appena battezzato da Giovanni e si è manifestato di fronte all’ultimo dei profeti quale vero Dio e vero Uomo; su di Lui è sceso lo Spirito Santo in forma di colomba; la Voce del Padre lo ha proclamato quale Figlio amato. Siamo di fronte alla terza delle manifestazioni di Gesù: dopo la rivelazione ai pastori, quale segno della promessa davidica adempiuta al popolo di Israele, dopo la manifestazione ai Magi, quale promessa di salvezza per il genere umano, ora, nella teofania del battesimo, Gesù appare quale vero Dio e quale vero uomo, Colui che opererà la salvezza e compirà il nuovo e definitivo esodo pasquale: dalla terra della schiavitù, il peccato e la morte, alla terra della promessa, la salvezza e la vita, mediante il mistero della Sua Passione, Morte, Resurrezione e Ascensione al Cielo. Con il battesimo ricevuto da Giovanni, Gesù attesta all’intera umanità che il Cielo si è squarciato e si è aperto definitivamente mediante la Sua divina persona; Dio non è così lontano, ma in Gesù si è reso presente e manifesto. L’uomo può perciò tornare a sperare! Con lo stesso Battesimo ricevuto da Giovanni, Gesù, in fila con gli altri uomini, simbolo dell’intera umanità, manifesta alla umanità di non esserne a parte, ma di condividerne tutto: le gioie e i dolori, le angosce e le speranze, eccetto il peccato, tentazione alla quale non si sottrae ma che affronta, mosso dallo Spirito.
Gesù sembra dire così a noi: la stessa cosa succede a te, uomo; dopo il battesimo, comincia la lotta; ricordati, però, che ti è compagno lo Spirito, che ti è stato infuso e, in questo scontro con le tue zone d’ombra, rese evidenti dal Pervertitore, non sei affatto solo; lo Spirito è con te e ti accompagna, quale Paracleto, cioè, avvocato-difensore-consolatore, in questo combattimento contro le forze del male.
Il luogo e il tempo della prova
Il secondo elemento è costituito dal luogo, in cui avvengono le tentazioni, cioè il deserto, e dalla durata che esse hanno, quaranta giorni: «lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana» (Mc 1,12-13). Due, dunque, gli elementi che mette in luce l’evangelista: il luogo e il tempo in cui si è tentati.
Il luogo è il deserto, in questo caso, quello di Giuda che non dobbiamo immaginare simile a quello del Sahara, sabbioso, ma al contrario, roccioso e brullo, con arbusti e cespugli selvaggi e incolti, pieno di animali selvatici e pericolosi, spazzato dal vento e dall’arsura. Senza alcuna parola e senza alcuna relazione, perché privo di condizioni per una vita accettabile. È l’esatto contrario dell’Eden paradisiaco, l’ospitalità fatta luogo per eccellenza, il Giardino nel quale l’uomo, senza alcuna fatica, aveva la signoria su tutto l’universo creato e, dominando sulle creature a lui sottoposte, ne godeva i frutti e intesseva relazioni vitali. In esso risuonava la Parola benedicente di Dio, che accompagnava l’uomo in questo primo suo tratto di esistenza.
L’evangelista Marco pone l’accento anche sul tempo delle tentazioni, 40 giorni, che richiama ad un periodo compiuto ma imperfetto. Questo numero, che ricorre circa 83 volte in tutta la Scrittura, associato a giorni, mesi, anni definisce, infatti, una durata definita e non continua ma imperfetta, nella quale l’uomo è messo alla prova dal Signore, affinché conosca, prenda consapevolezza ma soprattutto impari, con l’aiuto dello Spirito, ad affrontare le contraddizioni che, dopo il peccato, fanno capolino nella sua vita. È un tempo compiuto ma di passaggio, poiché la prova non è il tempo abituale della vita. La vita dell’uomo è ben di più di un periodo imperfetto ed incompiuto; la vita dell’uomo è Dio stesso.
Ma entrambi i due elementi, deserto e durata, richiamano il luogo e il tempo, nel quale il popolo di Israele, uscito dall’Egitto e in cammino verso la Terra Promessa, messo alla prova per quaranta anni si era costituito come tale; spogliatosi di ogni rimpianto della vita passata nella schiavitù, aveva compiuto l’esodo pasquale verso la libertà e, ascoltando l’unica voce vitale, quella di Dio, si era sentito accolto, consolato e accompagnato, e si era trasformato in sedentario, governando la terra e creando relazioni di vita accettabili.
Gesù, dunque, vero Dio e vero Uomo, condivide con noi, mosso dallo Spirito, questo tempo di tentazione, entrando nel deserto delle zone d’ombra dell’uomo, delle sue contraddizioni, delle sue parti irrisolte, delle sue porzioni ingovernabili, delle sue parti selvagge, dei suoi luoghi inospitali. Ne prende parte e, mediante lo Spirito Santo, le affronta, le abita, le cura e le annichilisce. Chiede, dunque, all’uomo, in questo tempo di Quaresima, di fare altrettanto, poiché «il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,13). La Quaresima che si apre ogni anno diviene uno spazio e un tempo di prova, ma anche di vittoria, se solo ciascuno di noi si lascia guidare, aiutare, risollevare, consolare, dallo Spirito che ci spinge in questi luoghi inospitali della nostra vita e non ci abbandona per affrontarli, combatterli e vincerli.
L’armonia finale
Infine, il terzo elemento, è costituito dal finale: «Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano» (Mc 1,13). In queste semplici parole, vinte Gesù le tentazioni del disgregatore, viene ricomposta l’armonia del creato: ciò che è ostile per natura, ridiventa ordinato per grazia. L’uomo è custodito dagli angeli. L’antico e unico sogno di Dio in Cristo, vero uomo e vero Dio, archetipo di tutta la creazione, trova la sua forma compiuta. Se grande fu la Creazione, ancor più mirabile fu la Redenzione.
Iniziamo, allora, con grande forza e con altrettanta speranza, questo tempo di grazia e apriamoci al dono della salvezza operata da Cristo Gesù!
Buon Cammino!
Padre Marco